Uno studio di Cambridge rivela come utilizzando semplicemente il pulsante "LIKE", l'utente metta in Rete molte informazioni sulla sua persona. Comprese quelle relative alla sfera più privata e alle inclinazioni politiche
Sono 58000 gli utenti di Facebook coinvolti nell'ultimo studio dell'Università di Cambridge. Un campione significativo a supporto di un risultato in grado di sollevare interrogativi importanti. Il controllo della privacy online è un parametro reale e in grado di incidere davvero su quanto il web sa di noi, oppure si tratta di un effetto placebo? Secondo lo studio, dalla semplice pressione del tasto "MI PIACE" su Facebook, è possibile delineare i profili personali degli utenti con una precisione quasi chirurgica. L'informazione contenuta in un "MI PIACE" appare come una vera e propria sequenza di Dna digitale, e poco importa se l'utente lascia chiuso il profilo o mantiene i suoi dati sensibili lontano dai "non amici". E che configura il mondo digitale come ormai sovrapponibile completamente a quello reale, con in più la possibilità di sapere tutto, di tutti, 24 ore al giorno.
Lo studio è stato condotto dal 2007 al 2012 negli Stati Uniti. Gli utenti partecipanti hanno dato l'accesso alle loro pagine Fb e ai loro "MI PIACE" al gruppo di ricerca, che li ha analizzati attraverso appoisti algoritmi, in grado di profilare l'utenza utilizzando semplicemente il "magico potere" dei mi piace. "Il "MI PIACE" rappresenta una classe molto generalista di informazione digitale", si legge nello studio. E assieme ai test attitudinali condotti dai candidati e da quanto pubblicato sui rispettivi profili Facebook, a Cambridge hanno potuto raffinare ancora di più le identità dei partecipanti.
Michal Kosinski, responsabile della ricerca, spiega: "Di media, i partecipanti hanno espresso circa 170 mi piace. Qualcuno ha apprezzato solo una cosa, altri hanno cliccato su migliaia. Abbiamo deciso di orientare lo studio tra il singolo "MI PIACE" e i 700". Il mondo accademico che ha potuto visionare lo studio lo ritiene valido. Dice Sam Gosling, psicologo all'Università di Austin in Texas: "Le microinformazioni che lasciamo in giro possono essere analizzate in maniera certosina dai computer. Non solo definendo un profilo, ma anche prevendendo scelte future". Un particolare chiave, quest'ultimo. Che per Facebook non è una sorpresa: "Ogni elemento di informazione, non solo digitale, può aiutare le scienze sociali a definire con precisione un individuo".
Del resto, dall'abbigliamento, all'automobile fino agli acquisti generici con Bancomat e carte, ogni persona lascia tracce ed elementi perfettamente utilizzabili per comporne un ritratto. E prevederne i consumi. Oltre che che definire macrocategorie con riferimenti interessanti: dallo studio emerge che chi è soddisfatto della propria vita è di solito un grande appassionato di Indiana Jones, e fra gli sport predilige il nuoto, mentre gli insoddisfatti ascoltano il gruppo pop Gorillaz e amano l'iPod. "Ci ha molto sorpreso il fatto che tramite dettagli molto innocenti, come i gusti musicali e citazioni sui profili Facebook, abbiamo potuto scoprire molte cose sulle persone che hanno partecipato all'esperimento", ha detto Kosinski.
Lo studio non dimostra quindi un'unicità di Facebook, ma rileva come un'informazione infinitesimale come il "MI PIACE" possa in realtà rappresentare connotazioni più grandi. Come fosse un acquisto, come fosse un voto. Esprimibile in tempo reale, senza spese e senza dover attendere le elezioni. Elementi che fanno gola al marketing di ogni latitudine, e che accanto ai rischi aprono però anche nuovi orizzonti per definire la cittadinanza digitale